

Ecosostenibilità, innovazione, cura del territorio. Sono questi i principi ispiratori del corso di laurea magistrale in Innovazione sostenibile in viticoltura ed enologia, nato nell’anno accademico 2020-2021 dalla collaborazione degli atenei di Pisa e Firenze. Primo del suo genere nel panorama universitario dell’Italia centrale, si pone come obiettivo la formazione di figure professionali qualificate nella progettazione e nella gestione della filiera vitivinicola, secondo due differenti curricula: viticoltura di precisione ed enologia 4.0, e viticoltura biologica e agroecologia. A conferma della sua vocazione professionalizzante, il percorso di studi prevede un tirocinio obbligatorio presso aziende e laboratori di alto livello e la discussione di una tesi di laurea di carattere progettuale o sperimentale nell’ambito dell’innovazione e della sostenibilità
Per produrre vino di eccellenza in un mercato competitivo non è sufficiente la padronanza della viticoltura tradizionale: si rende necessaria la capacità di investire in tecnologie innovative che sappiano coniugare la gestione biologica del vigneto e il rispetto per l’ambiente con un moderno approccio scientifico.
L’approccio biodinamico coltivato a Pisa, propone il modello di uno sfruttamento del terreno rispettoso dell’ecosistema. Teorizzata negli anni ’20 del Novecento dall’esoterista Rudolph Steiner, sulla base di un vitalismo olistico immanente al cosmo, l’agricoltura biodinamica, purgata dagli arcani della teosofia e proiettata nella modernità scientifica, sostiene quella biologica nell’utilizzo della fertilità naturale del suolo, nella promozione della biodiversità e, soprattutto, nel rispetto dell’ecosistema e del suo equilibrio.
Anche il settore agricolo, tuttavia, è chiamato a rispondere alla sfida della digitalizzazione e dematerializzazione come il sistema capitalistico nel suo complesso.
A tal fine, i corsi organizzati a Firenze mirano all’ottimizzazione delle operazioni colturali in vigna, con l’impiego di droni di monitoraggio e di macchine agricole a rateo variabile. L’introduzione di software e di sistemi di automazione – questo il senso della dicitura 4.0- anche nella fase di stoccaggio e di imbottigliamento introduce lo smart working in cantina: viticoltori ed enologici diventano anche data analyst.
La cantina hi-tech non è un ibrido diabolico: è al contrario il prototipo di un nuovo modo di pensare l’agricoltura e il rapporto tra uomo e ambiente. La situazione pandemica globale ha definitivamente smascherato la fragilità di un sistema fondato su modelli di sviluppo superati. La transizione economica a lungo auspicata si sottrae alle maglie dell’idealismo ambientalista per assumere la forma di un diktat indispensabile alla crescita. L’istituzione del corso in Innovazione sostenibile, viticoltura ed enologia risponde all’esigenza di una sempre maggiore necessità di innovazione da parte della viticoltura italiana e alla crescente richiesta di professionalizzazione dell’istruzione, come confermato dall’introduzione, nel 2018, delle lauree professionalizzanti e dei percorsi ITS, e, contestualmente, dei corsi triennali e magistrali in scienze gastronomiche, istituiti dal ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. I tradizionali indirizzi di scienze e tecnologie agroalimentari non risultano, infatti, più sufficienti a rispondere alla complessa domanda di formazione specializzata, nel settore enogastronomico e della green economy, divenuti strategici nel sistema economico e occupazionale italiano.
La Toscana rappresenta in questo senso un modello, almeno sin dalla nascita dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. Uno dei suoi associati, il Marchese Cosimo Ridolfi fondò nella sua villa di Meleto, in Val d’Elsa, un liceo agrario avveniristico. Era il 1834. Nel solco di questa tradizione, la Toscana continua a investire nell’innovazione agroalimentare.
Nel 2020, la regione ha finanziato un corso in training manageriale al fine di adeguare le competenze professionali in agricoltura all’economia 4.0. Analogamente, dagli sforzi congiunti della Fondazione Monte dei Paschi e dell’Università degli Studi di Siena è nato il Siena Food Lab, un progetto di trasferimento tecnologico inteso a facilitare il dialogo tra imprese, istituzioni e centri di ricerca in ambito agroalimentare.
Ma l’agricoltura è molto più che un settore del mercato: è lo spirito vivente di un territorio. Per rappresentare il mistero della vita che scaturisce dalla grazia di Dio, Dante sceglie nel Purgatorio l’allegoria del vino, «omor che dalla vite cola», simbolo al tempo stesso del mistero della transustanziazione e della capacità umana di trasformare la natura. Una capacità che in Toscana assume le sembianze di un’eccellenza verde.
Il corso di laurea magistrale è organizzato in 2 anni accademici:
- il primo anno si svolge presso l’Università di Pisa (I semestre) e l’Università di Firenze (II semestre) con docenti dei due Atenei, e comprende principalmente insegnamenti caratterizzanti obbligatori per tutti.
- Il secondo anno prevede due curricula: uno principalmente dedicato alla viticoltura di precisione e enologia 4.0 (svolto presso l’Università di Firenze) ed uno principalmente dedicato alla viticoltura biologica e all’agro-ecologia (svolto presso l’Università di Pisa).
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