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Il fascino del Sistema Pisa

INTERVISTA A

Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa

Professore ordinario di biochimica e presidente della Scuola di Medicina, Riccardo Zucchi è il nuovo rettore dell’Università di Pisa, carica che ricoprirà fino al 2028. Aggiornare il piano edilizio e patrimoniale dell’Università, elaborare soluzioni per la gestione dei fondi su piano biennale, avviare una ricognizione dell’offerta didattica, sono stati i principali punti del suo programma elettorale

Lo abbiamo intervistato per meglio comprendere quali siano i nuovi orizzonti lavorativi per gli studenti che scelgono l’Università di Pisa. “Fondamentale il ritorno della didattica in presenza, ha aumentato l’interesse verso le professioni sanitarie e quelle digitali”.

Questo anno accademico è il primo senza restrizioni dopo la pandemia: com’è stato far tornare gli studenti in aula?

Direi fondamentale. La didattica a distanza è stata importante, indispensabile per far proseguire i percorsi di studio degli studenti e le attività dell’Università, ma purtroppo non ha la stessa efficacia di quella in presenza. Dal vivo infatti vengono forniti spunti di discussione e confronto che in remoto non sono possibili. Un altro aspetto decisivo è l’interazione tra studenti, che a distanza è totalmente assente. Detto questo, non dobbiamo trascurare e disperdere ciò che abbiamo imparato con la didattica a distanza: strumenti e soluzioni assolutamente da conservare e da integrare con le attività in presenza.

Quali sono i percorsi di studio più scelti dagli studenti negli ultimi anni?

La risposta alla domanda è complessa, perché innanzitutto c’è da specificare che ci sono facoltà, come ingegneria e medicina, che sono a numero chiuso e per le quali noi respingiamo migliaia di domande ogni anno. Per medicina ad esempio abbiamo 280 posti l’anno e prima della pandemia ricevevamo qualcosa come 2000 domande. Difficile dunque dire con esattezza quali siano i percorsi più scelti, però è possibile farsi un‘idea guardando il dato dei laureati e degli iscritti: 12 mila iscrizioni e 7mila lauree se sommiamo le facoltà non a numero chiuso come quelle delle aree economica e letteraria, a quella di ingegneria (questa sì a numero chiuso – ndr). Tra le più gettonate negli ultimi anni c’è sicuramente scienze della comunicazione.

La pandemia ha inciso nelle scelte degli studenti e nella ricerca di risorse da parte delle aziende?

C’è stato un importante aumento di interesse per le professioni sanitarie. Anche il Governo si è accorto della scarsità di medici e infermieri. Sono cresciute anche altre aree, in particolare quelle che puntano alla formazione di nuove professioni nel campo della digitalizzazione. Le scelte ovviamente sono condizionate dai numeri chiusi da un lato e dalla disponibilità di strutture dall’altro. Questo è un punto critico, che ha a che fare con l’interazione sul territorio ma non dipende da noi. Per fare un esempio, noi saremmo in grado di formare anche più medici, ma se sul territorio non ci sono strutture pronte ad accoglierli siamo costretti a tenere basso il numero delle iscrizioni. Riusciamo invece a creare network più aperti in altri settori, dove attraverso la collaborazione con il territorio e con le imprese possiamo costituire incubatori o hub tecnologici.

Perché secondo lei uno studente sceglie l’Università di Pisa invece di altri istituti di formazione?

Ritengo che l’Università abbia una storia e una tradizione che conti ancora molto, un fascino che si tramanda di generazione in generazione. Poi a mio avviso c’è l’altissimo valore scientifico che conserva la città. Io lo chiamo “Sistema Pisa”: qui, oltre all’Università, abbiamo le Scuole Superiori Normale e Sant’Anna, l’area di ricerca del Cnr più ampia d’Italia, un Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, un centro all’avanguardia per la Neuropsichiatria come lo Stella Maris. Insomma, abbiamo un potenziale che in certi settori ci pone ai vertici nazionali. Anche la qualità della vita ha una sua importanza, che consente a studenti provenienti da tutta Italia di ambientarsi e integrarsi velocemente.

Per approfondimenti: Università di Pisa

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