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La scommessa di Pistoia

Ripartire dai cammini medievali per disegnare il turismo del futuro

Per il sindaco di Pistoia l’Anno Santo Iacobeo è un’opportunità per far tornare Pistoia un importante crocevia d’Europa e promuovere un turismo slow, d’arte e di esperienza

“Se incontri un viandante non chiedergli da dove viene: domanda dove sta andando,” esortava Papa Roncalli. Chissà quanti lo avranno chiesto a Giacomo, giovane pellegrino bolognese, quando lo scorso gennaio, dopo aver percorso settemila chilometri, si è diretto verso la piazza del Duomo a Pistoia per raggiungere il cippo in granito che segna l’arrivo nella Piccola Santiago

Sono 2505 i chilometri che separano Pistoia dalla città spagnola ma la comune venerazione per San Jacopo e la presenza di una sua reliquia nella Cattedrale di San Zeno, la rendono una meta unica di un cammino che tocca più di cinque Paesi europei e che negli ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente il numero di persone che lo percorrono, arrivando nel 2019 a toccare quasi 350mila pellegrini. 

Un numero che negli Anni Santi – ovvero quando il 25 luglio cade di domenica – ha visto quasi raddoppiare gli afflussi. Una presenza, quella dei pellegrini che, come conferma uno studio commissionato nel 2019 dal programma europeo Interreg, ha permesso alla Galizia di superare la crisi del 2008 senza subire gli effetti drammatici avuti nel resto della Spagna. 

Non solo, dunque, un modo per fare attività fisica, pregare e meditare, ma anche nuove opportunità di sviluppo per quei territori incrociati dal cammino. Per questo motivo, le celebrazioni cittadine dell’Anno Santo Iacobeo del 2021 offriranno a Pistoia un’opportunità di far rivivere la sua storia di “crocevia dei cammini”. Una tradizione riscoperta quasi fortuitamente dall’incontro nel 2018 tra l’assessore alla cultura Alessandro Sabella e un prete di Vicenza. Un’occasione per far conoscere la città e fare da apripista ad un modello di turismo diffuso e di qualità, capace di vincere i timori causati dalla pandemia e di far ripartire l’economia. 

“Non è un progetto che si esaurisce nel 2021 – spiega, infatti, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi -, è una grande scommessa: l’idea di far parte del più grande cammino europeo, quello di Santiago di Compostela, di farlo da protagonisti, perché siamo l’unica città insieme a Compostela ad avere una parte della reliquia del Santo. Per noi è un’identità che dobbiamo rispolverare perché completamente dimenticata. Ci puntiamo perché dovrà essere una parte fondante della nostra promozione e di riscoperta delle nostre radici da qui ai prossimi anni.”

Un progetto che, pur nelle limitazioni e nell’incertezza della pandemia, è partito con l’apertura della Porta Santa in Cattedrale lo scorso 9 gennaio e terminerà con la chiusura della stessa il prossimo 27 dicembre. Un anno ricco di iniziative per raccontare la figura del Santo e la città cresciuta intorno alla sua reliquia, affiancando alla dimensione sacra convegni, mostre ed eventi organizzati nei diversi luoghi della città e anche in digitale. Sullo sfondo l’incrocio a Pistoia di diversi cammini europei e nazionali: Cammino di Santiago, Romea Stata, Romea Germanica Imperiale, Via Francesca della Sambuca, Cammino di San Bartolomeo e il “nuovo” Cammino di San Jacopo, che collegherà Firenze a Lucca passando proprio da Pistoia. 

Secondo il sindaco, oltre alla riscoperta delle radici, la comunità potrà confrontarsi con i pellegrini che arriveranno, mangeranno nei ristoranti, parleranno con le persone e condivideranno le loro esperienze: “questi sono elementi fondanti dell’Europa più che della moneta – suggerisce Tomasi -. Credo che l’Europa sia fatta dai cammini e dagli scambi culturali, in questo caso religiosi. Più si rafforzano questi tratti che unificano, che sono le strade d’Europa, più la gente si sentirà europea.”

Il rilancio della città, in realtà, è partito nel 2017 con la designazione a Capitale della Cultura Italiana. “Purtroppo prima Pistoia non si considerava culturalmente una città turistica – racconta Tomasi -. Soltanto dopo il 2017, col lavoro che abbiamo fatto, si è cominciato a pensare alle potenzialità turistiche. Abbiamo introdotta la tassa di soggiorno che spendiamo solo per la promozione o per attività legata al turismo e alla cultura. Stiamo investendo sulla comunicazione e come Comune abbiamo promosso la stesura di un Piano Strategico della Cultura della Provincia, i primi a farlo in Toscana.”

In questa ottica, l’Anno Santo rappresenta una finestra sull’offerta turistico-culturale della città, da cui emerge, tra gli altri, il Pistoia Blues Festival, che l’amministrazione vorrebbe vedere riconosciuto come festival storico dal Ministero della Cultura, ed un ruolo di primo piano nella cornice degli eventi ufficiali legati all’anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante, con due mostre d’arte e uno spettacolo teatrale sul Sommo Poeta co-prodotto insieme a realtà teatrali e culturali regionali e nazionali.

“In questo difficile momento dobbiamo pensare a rilanciare Pistoia perché ha tutte le caratteristiche per essere una città d’arte piccola, visitabile a piedi, legata ad un turismo lento, quello dei cammini e di chi viene solo a visitarla – spiega Tomasi -. Ha strutture ricettive piccole, non ha molti alberghi, ma tantissime strutture che si prestano bene per persone che si vogliono fermare più notti. Un turismo fatto di enogastronomia, di montagna e legato alle famiglie. Dobbiamo pigiare sull’acceleratore nella promozione e partire, speriamo in primavere, per raccontare quello che faremo d’estate.”

Il successo di queste iniziative, però, dipenderanno dalla capacità imprenditoriale del territorio, in particolare dei giovani. “Bisogna coniugare la promozione, legarla fortemente alla città: questo legame è vincente, come confermano gli esempi di alcuni aziende vivaistiche, quali Giorgio Tesi e Vannucci – spiega il sindaco – È una consapevolezza che cresce ma bisogna trovare le capacità. Grazie al fatto che i giovani credono in Pistoia e grazie alla loro capacità di utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione, nascono realtà incredibili. Ho visto ragazzi che a Pracchia o piccolissime frazioni hanno una seconda casa e la affittano tutto l’anno a turisti stranieri. Piano piano stanno unendosi per offrire altri servizi e stanno creando creando nuovi prodotti qui a Pistoia.”

Da qui un appello a non disperdere le opportunità derivanti da un turismo che non solo vuole”vedere” ma che, come nel caso dei cammini, ambisce a “vivere” esperienze nuove ed uniche: “noi vogliamo far crescere la domanda turistica puntando su quella con alta qualità di spesa e di aspettative, quindi dobbiamo essere all’altezza di quello che queste persone cercano. Dovremo migliorare la nostra offerta di turismo esperienziale offrendo a coloro che arrivano a Pistoia anche attività che possono fare sul territorio, ad esempio cucinare o lavorare una giornata in un’azienda agricola. Bisogna che tutti si cerchi di lavorare a questo, ma sono convinto che i giovani avranno delle buone idee.”

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